NOTA BIOGRAFICA

ALESSIO  VAILATI

Nato a Monza il 17 giugno 1975, attualmente vive in provincia di Monza e Brianza. 

Dopo aver conseguito il diploma di maturità classica si è laureato in giurisprudenza. 

È autore delle sillogi poetiche L’eco dell’ultima corda (Lietocolle, 2008), Sulla via del labirinto (L’arcolaio, 2010), Sulla lemniscata – L’ombra della luce (La Vita Felice, 2017), Piccolo Canzoniere privato (Controluna 2018, libro finalista al Premio Marineo 2018 nelle categorie “libri editi”), Orfeo ed Euridice (Puntoacapo Editrice, 2018), Hirosaki (Lietocolle 2019, plaquette), Il moto perpetuo dell'acqua (Biblioteca dei Leoni 2020, a cura e con prefazione di Paolo Ruffilli), Lungo la muraglia (Bertoni Editore, 2020) e Luci da oriente (Nulla Die Edizioni, 2021 con prefazione di Silvio Raffo).
Alcune sue poesie sono incluse nell'antologia Il verso è tutto. I nuovi lirici a cura di Silvio Raffo (Edizioni Croce, 2024).
Ha curato la raccolta poetica di Silvano Agosti L'eterno presente - Poesia d'amore e d'altri mondi (Edizioni del Foglio Clandestino, 2024), per la quale ha scritto la prefazione.
Ha esordito in narrativa con il romanzo Ninfa alla selva (Robin Edizioni, 2024), intessendo una storia sul senso dell'ispirazione artistica.  

 Alessio Vailati - Wikipedia 

Hanno scritto sulla sua poesia

Stefania Crema – “Vailati ci propone il fluire del tempo come personificazione della vita dell'uomo per rivolgersi infine all'eternità, come superamento dell'esistenza quotidiana, al di là del giorno e della notte. Lo scopo ultimo è quello di giungere a un equilibrio, a una stabilità immemore e infinita (dalla prefazione di L’eco dell’ultima corda, Lietocolle, 2008)

Stefano Leoni – “Trovo in Vailati un linguaggio suadente, elegante, di chi ancora sa coniugare la ricercatezza del suono e la rappresentazione di immagini che stanno “fuori dal tempo”, di chi apprezza il pensiero puro e l’indugio su temi fondamentali, di chi non teme di porsi a margine di una stagione che raramente offre spazi diversi dalla cronaca e dalla rappresentazione letterale del mondo” (su L’eco dell’ultima corda, Lietocolle, 2008)

Anila Resuli – “Una poesia molto tormentata quella di Alessio Vailati, con tratti che paiono sussurri silenziosi, quasi urlati, talvolta, perché vivo rimane sempre l’animo del poeta; una poesia con aulicità moderna che a tratti sorprende per come, anche nelle immagini più fievoli, evidenzi una forza intrinseca, turbolenta, fantastica” (dalla prefazione di Sulla via del labirinto, L’arcolaio, 2010)

Diana Battaggia – “Nel percorso poetico di Alessio Vailati si ravvede un intreccio di linee, corde e fili che tesse la trama fitta della sua poesia, dove l’ordito è la pacata e profonda riflessione. […] Nella sequenza dubitativa, resa da Vailati con estrema eleganza e avanzata ricerca linguistica, affiora sempre con maggiore evidenza un rapporto di relazione certo, di equilibrio in opposizione alle inquietudini…” (dalla prefazione di Sulla lemniscata – L’ombra della luce, La Vita felice, 2017)

Emanuele Spano – “Se è vero che le possibili letture, le interpretazioni possono essere le più diverse, resta la parola di Vailati, la sua abilità nel giocare con i generi, con il linguaggio, con l’intonazione a ricordarci , ancora una volta, quanto la poesia possa essere duttile e malleabile, quanto non esistano confini o limiti, come in fondo il “canto” sopravviva a chi l’ha pensato e viva in un presente eterno, al di sopra dei nostri fragili presenti” (dalla postfazione a “Orfeo ed Euridice - o della Poesia perduta”, Puntoacapo Collezione Letteraria, 2018)

Raffaele Piazza – “Cifra essenziale della poetica di Vailati espressa nel volume è la sua vena neolirica che spesso sfiora l’elegiaco e non poteva essere diversamente vista la materia trattata. Si avverte nel leggere i versi il senso di un sogno ad occhi aperti che produce nel lettore emozioni forti e sentite. Nel linguaggio di Alessio emergono nitore e chiarezza e lo stesso linguaggio presenta una forte patina classicheggiante che s’inserisce in atmosfere dal tono fiabesco. I versi, che sgorgano fluidi come da una sorgente, sono connotati da una grande musicalità e da un ritmo incalzante e sincopato. Si ritrovano spesso squarci naturalistici rarefatti e si respirano atmosfere teatrali nei dialoghi tra i due innamorati corredati da didascalie in versi per la qual cosa il libro potrebbe essere letto come una sceneggiatura. Una cadenza cantilenante produce una melodia incantatoria nell’affondare nelle pagine” (Su Orfeo ed Euridice, Puntoacapo Collezione Letteraria, 2018)

Carlo di Francescantonio – “Alessio Vailati, torna con una plaquette minima un anno dopo aver dato alle stampe Orfeo ed Euridice e di fantasmi si parla già nel titolo HIROSAKI (interessante composing da Hiroshima e Nagasaki) e nella tragedia che viene ricordata (rimessa in scena, ancora una volta e mai abbastanza), a memoria di un dramma umano che, nonostante tutto, sembra ripetersi sotto altre forme non meno atroci. Leggendo le poesie, poche, undici in tutto, scorrono nella mente immagini in bianco e nero, di miseria – fatica – sopravvivenza – speranza, una sorta di caleidoscopio neorealista esistenziale acuto quasi incredibile (viene gelida la domanda: ma è accaduto davvero?) eppure Little Boy quasi ogni giorno ci esplode ancora accanto, senza scalfire la nostra comune indifferenza, il nostro così essere attaccati a ritmi cannibali e sempre meno umani nei confronti del dolore e del disastro che mettiamo in piedi. E così, seppur protagonista la Seconda Guerra Mondiale, diventa discorso indiretto per raccontare l’uomo, il corpo fragile che muove, passo dopo passo, dentro quello che resta del mondo. C’è tanto materiale di riflessione, nonostante la brevità del libro: spazi vuoti – fantasmi – scenari che non si vorrebbe avere, perché generati da una furia umana che diventa disastro anche per i posteri, ma mai come oggi si avverte il bisogno di memoria e riflessione, di prendere nuovamente atto delle brutture del passato e di impegnarsi affinché non si ripetano” (Su Hirosaki, Lietocolle, 2019)

Paolo Ruffilli – “Così la poesia di Vailati si fa veicolo immaginoso attraverso una cadenza e un ritmo di natura musicale che penetrano in profondità. Non opera per astazione, ma concretamente dentro e attraverso le cose che nomina e ha come protagonista sempre la persona, che continuamente si misura e confronta con l’altrove che sta dentro ciò che nomina. Il fascino risiede in primo luogo nella scrittura che la plasma e in quella incantata limpidezza di linguaggio che rinnova nel miracolo ogni volta la trasparenza aurea della realtà che si rivela come una splendida sfinge, che affascina e intanto suscita domande senza risposta” (dalla prefazione di Il moto perpetuo dell’acqua, Biblioteca dei Leoni, 2020)

Antonio Spagnuolo – “Scrittura che avvia al ripensamento, che si presenta con un aspetto estetico di corretta fattura, nella sua versificazione che si compatta ampiamente con gli slanci dell’immaginazione, avventura ed azzardo ad oltrepassare il limen della nostra vicenda umana” (Su Il moto perpetuo dell'acqua, Biblioteca dei Leoni, 2020).

Elisabetta Brizio – “Ma i testi di Vailati non si possono leggere a frammenti. Solidi, organici e coesi come sono, da lambire – anche nella liquidità sottesa al moto perpetuo dell’acqua – una neoclassica impassibilità, o viceversa un manieristico gusto dell’enigma, tanto più nebuloso quanto più è compiuto e fitto di richiami da decifrare e di elementi da ricomporre” (Su Il moto perpetuo dell'acqua, Biblioteca dei Leoni, 2020).

Marisa Cecchetti – “I versi di Vailati cercano sempre la luce, la indagano su tutte le superfici – la distesa marina, gli scafi, le vele, la sabbia, il cielo col suo mutare nelle ore e nelle stagioni. Il mare gli offre lo spettacolo più ricco, con una “visione estatica dell’acqua”, nei montaliani mattini di cristallo, nelle voci che si moltiplicano come un sottofondo musicale che si associa all’onda, nella “smemoratezza estiva”, nella “sbornia estiva” della giovinezza” (Su Il moto perpetuo dell'acqua, Biblioteca dei Leoni, 2020).

Luciano Nanni – “ Che Vailati sia esperto di metrica lo si nota in diversi punti particolari, utilizzando la sineresi o la dialefe. In genere i versi sono piani, più raramente tronchi o sdruccioli. Questo però non esclude una qualità creativa che la tecnica semmai porta al massimo grado” (Su Il moto perpetuo dell'acqua, Biblioteca dei Leoni, 2020).

Elisa Davoglio – “Alessio Vailati cerca di penetrare nell'impenetrabile attraverso una scrittura che è insieme concisa e pregna di dolcezza, che si fa espressione dell’immanente non svelato ma in perenne, tumultuosa ricerca di sé. Un “volto nella cenere” che condensa in immagini di statico movimento il conflitto interiore che si agita in azioni fatte di consuetudine ma che proprio nella loro apparente semplicità raccontano lo strazio dell’ineluttabile, dipanato in piccoli quotidiani gesti. Particolarmente da sottolineare nella poetica dell’autore è la struttura semantica e la capacità di raccogliere in versi brevi una intensa emotività suggerendo al passo del suo potere immaginifico la cadenza di sempre più grandi interrogativi” (Su Il moto perpetuo dell'acqua, Biblioteca dei Leoni, 2020)

Flavia Buldrini- “Tutto si slancia e s’india verso un’eternità che veleggia trascendendo la forza di gravità dell’umana miseria. Il pertugio tra le crepe della Storia consente di gettare lo sguardo sugli scrigni chiusi ermeticamente che celano i segreti. Trascorrono le immagini come affreschi di mosaici ove si depositano i sedimenti preziosi. L’empito di rivolta si risolve in tragico scacco, mentre si ostina “il brandello di vita che resiste / con fatica all’erosione, il vessillo / scagliato contro il nemico più crudele.” (Città fantasma). Alessio Vailati con i suoi versi evoca la suggestione maliosa de Il moto perpetuo dell’acqua che riecheggia la profondità degli abissi interiori e il mistero di questa “vicissitudine sospesa” (Su Il moto perpetuo dell'acqua, Biblioteca dei Leoni, 2020)

Pasquale Vitagliano - “La poesia di Vailati si muove dentro un’atmosfera nebbiosa e umida, una scrittura rarefatta, fino a schiarirsi pian piano che la brillantezza di una parola precisa permette alla densità della poesia di prendere corpo” (Dal blog Neobar, su Il moto perpetuo dell’acqua, Biblioteca dei Leoni, 2020)

Nicoletta Corsalini – “Il poeta assorto nelle sue meditazioni sull’esistenza e la sua labilità, pur se affacciato sul caotico palcoscenico del mondo, quando è nei pressi di grandi distese o piccoli specchi d’acqua ne percepisce le vibrazioni e i movimenti, ne ascolta le voci e i silenzi, cercando risposte alle sue tante domande. Aspetti della natura, riflessioni sulla vita e sull’oltre, sulla storia dell’uomo e sul tempo, in questi momenti di acutezza ricettiva trovano in lui spazi per espressioni poetiche di grande impatto emotivo” (Dal blog Literary.it. su Il moto perpetuo dell’acqua, Biblioteca dei Leoni, 2020)

Nazario Pardini – “Tutto è mutevole, ogni cosa si trasforma, e l’esistenza si sforza a tenere dietro a tali variazioni. Ma cosa di più vero, di più incisivo di questa immagine? Ci sono qui tutti gli aspetti dell’esistenza: il tempus fugit, le memorie, la saudade, la malinconia, la solitudine, il vuoto, il pieno di ricordi che col passare degli anni si moltiplica creando visioni di primavere e di volti scampati alla voracità dell’ora. Una plaquette plurale, polisemica, che, attraverso una poetica scorrevole e euritmica, ci disegna con concretezza la velocità e la inconsistenza del tempo che fugge” (Dal blog Alla volta di Leucade, su Il moto perpetuo dell’acqua, Biblioteca dei Leoni, 2020)

Ginevra Grisi – “ Non c’è connessione fra paesaggio e pensiero, se non c’è una lingua per dirlo e soggettivare la più obsoleta oggettività delle cose e quando questa connessione nasce, s’invera una impressione di passato relativo, il remoto della lingua in una apoteosi di brevi slanci a lingua futura. Ne Il Moto perpetuo dell’acqua a stringere maglie di assoluta lateralità, è la letteratura che s’incarica di tenere nel paesaggio le strutture integre di una lingua franta, mobile, dubbiosa. Il moto perpetuo è il moto della lingua, del costrutto onirico e materico, un dialogo fra la cogenza del tempo e la sua ripetibilità immaginifica. “E’ questa brezza marina che figlia l’assiduo frusciare del mare”, ecco che l’idea di una natura che figlia, che genera un incessante lavorìo della storia e del tempo diventa linguaggio visivo, opera plastica che si misura con il continuo e ininterrotto sguardo dell’altro, il lettore, l’autore che si scinde nella pluralità delle metamorfosi, e la natura stessa che costruisce punti di vista insondabili per la mente, e riconoscibili per la memoria” (Dal blog Literary.it su Il moto perpetuo dell’acqua, Biblioteca dei Leoni, 2020)

Paolo Gera - “Tutte le poesie di Alessio Vailati parlano d’acqua e credo che mai come in questo momento tutti noi, almeno concettualmente, se il contatto fisico ci viene impedito dalle restrizioni dell’emergenza, abbiamo bisogno di acqua. Zona azzurra, dunque. L’acqua del mare non teme lockdown per fortuna, scorre liberamente, si frange, si ritira, delimita un confine sacro fra l’individuale e l’immenso, il contingente e l’eterno. Che cosa, insieme al suo elemento naturale, non si riesce a catturare dell’acqua? È un fattore che ricorda la concezione bergsoniana del tempo, non come traiettoria misurabile fisicamente, ma interiore, profonda, variabile come lo sono le onde psichiche, le distonie dell’emozione e della percezione” (Dal blog CasaMatta su Il moto perpetuo dell’acqua, Biblioteca dei Leoni, 2020)

Federico Migliorati – “La poesia di Vailati si nutre di acqua, di terra, di distesa marina infinita, di sabbia e di scoscendimenti, tutti elementi che di primo acchito potrebbero condurci verso quei territori rinsecchiti dall’arsura tipici della Liguria montaliana (con anche qualche stilema del genovese) o sbarbariana, ma finiremmo per apparire riduttivi se ci limitassimo a scoprire in ciò puramente e semplicemente una sorta di eco (nuovamente l’eco che aggetta sul rigo) di retaggi letterari pur elevatissimi: il poeta monzese ritorna sovente sui suoi passi ponendosi interrogativi, come quello già sopra menzionato, destinati a ciascuno di noi ché il suo incerto peregrinare è quello di tutti e la poesia può, nel buio del tempo, fornirci una qualche scialuppa di salvataggio se cogliamo le pepite che Caproni immaginava essa potesse portare alla luce quali tesori preziosissimi (Da Il gazzettino nuovo e dal blog Impresabresciana.it su Il moto perpetuo dell’acqua, Biblioteca dei Leoni, 2020)

Elisabetta Brizio – saggio “Il laborintus di Alessio Vailati” da Rebstein la dimora del tempo sospeso Il laborintus di Alessio Vailati | La dimora del tempo sospeso (wordpress.com) e da Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 51, no. 16, giugno 2021, doi:10.48276/issn.2280-8833.5977